Le “Case Operaie “, vivamente volute dall’ avvocato Bartolo Longo alla fine dell’800, sono una voce progressista a favore dell’integrazione e dell’inclusione tra i diversi ceti sociali dell’epoca nella città di Pompei. Bartolo Longo, infatti, riteneva che il quartiere operaio non dovesse essere ghettizza to nelle periferie, ma che borghesi e operai dovevano risiedere dignitosamente e pacificamente nella stessa zona, nel centro della città, vicino al Santuario e ai principali uffici pubblici. Attualmente, parte di quest’ opera è stata trasformata in “Casa Famiglia” e accoglie orfani, figli di carcerati e profughi sfuggiti alla povertà, guerre, devastazioni e violenze di ogni genere. Uno spazio abitato da modelli culturali diversi, plurali e asimmetrici, destinato a sviluppare aperture comuni nel rispetto delle differenze restituendo a tutti la dignità, la fiducia e la speranza. |